Associazione Carnevalesca

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11 gen 2025

Alla ricerca del canto perduto

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Alla ricerca del canto perduto

La Relazione

Quando, nel 405 a. C., Aristofane fece rappresentare Le Rane, Atene stava attraversando uno dei momenti più difficili della propria storia. I suoi migliori poeti e tragediografi erano scomparsi, e la città, stremata dalla guerra e dal malcostume, assisteva impotente al tramonto della sua grandezza politica e della sua luminosa tradizione artistica. Nella commedia Aristofane s’immaginò Dioniso, dio del teatro, talmente preoccupato da questa rovinosa situazione da scendere nell’Ade per riportare ad Atene almeno uno dei suoi grandi poeti e risollevare la città. Le Rane è infatti uno dei testi che più riflette sull’importanza politica e sociale dell’arte: lo stato – dice il commediografo greco – non si salva senza teatro, senza cultura. Che fossero parole rivolte ad Atene, poco importa; Aristofane sembra parlare di noi, di una società in declino, che ha perso l’amore per le arti e per la conoscenza e che anche per questo non riesce più a esprimere una gestione illuminata del potere.

In quest’Italia grottesca, dove l’abbandono scolastico è tra i più alti d’Europa, dove si legge pochissimo e di cultura si parla ormai solo in occasione di scandali e dimissioni, l’unica possibilità di salvezza sembra poggiarsi proprio sulla riscoperta di quelle arti e di quella sapienza trascurate dalle classi dirigenti e da buona parte della nostra società. Il surreale viaggio di Dioniso nell’Ade, immaginato da Aristofane, diventa oggi la metafora del difficile percorso da intraprendere, dopo decenni di tagli all’istruzione e ai settori culturali e creativi, per restituire voce e linfa alla cultura e quindi una speranza al nostro Paese. Allora non resta che preparare i bagagli, pagare il pedaggio a Caronte e partire con Dioniso verso una nuova discesa agli Inferi, alla ricerca della cultura e della poesia perdute. Alla ricerca cioè delle rane, di tutte quelle anime di artisti e poeti dimenticate nell’Acheronte, che danzano, cantano e sognano dove nessuno può sentirle. L’impresa da compiere è dunque quella di incoraggiare il loro inebriante canto, così che possa sgorgare fuori dal silenzio della palude infernale e risuonare vivido e forte fin sulla Terra, come un soffio di utopia in mezzo allo smarrimento.

La Relazione

Quando, nel 405 a. C., Aristofane fece rappresentare Le Rane, Atene stava attraversando uno dei momenti più difficili della propria storia. I suoi migliori poeti e tragediografi erano scomparsi, e la città, stremata dalla guerra e dal malcostume, assisteva impotente al tramonto della sua grandezza politica e della sua luminosa tradizione artistica. Nella commedia Aristofane s’immaginò Dioniso, dio del teatro, talmente preoccupato da questa rovinosa situazione da scendere nell’Ade per riportare ad Atene almeno uno dei suoi grandi poeti e risollevare la città. Le Rane è infatti uno dei testi che più riflette sull’importanza politica e sociale dell’arte: lo stato – dice il commediografo greco – non si salva senza teatro, senza cultura. Che fossero parole rivolte ad Atene, poco importa; Aristofane sembra parlare di noi, di una società in declino, che ha perso l’amore per le arti e per la conoscenza e che anche per questo non riesce più a esprimere una gestione illuminata del potere.

In quest’Italia grottesca, dove l’abbandono scolastico è tra i più alti d’Europa, dove si legge pochissimo e di cultura si parla ormai solo in occasione di scandali e dimissioni, l’unica possibilità di salvezza sembra poggiarsi proprio sulla riscoperta di quelle arti e di quella sapienza trascurate dalle classi dirigenti e da buona parte della nostra società. Il surreale viaggio di Dioniso nell’Ade, immaginato da Aristofane, diventa oggi la metafora del difficile percorso da intraprendere, dopo decenni di tagli all’istruzione e ai settori culturali e creativi, per restituire voce e linfa alla cultura e quindi una speranza al nostro Paese. Allora non resta che preparare i bagagli, pagare il pedaggio a Caronte e partire con Dioniso verso una nuova discesa agli Inferi, alla ricerca della cultura e della poesia perdute. Alla ricerca cioè delle rane, di tutte quelle anime di artisti e poeti dimenticate nell’Acheronte, che danzano, cantano e sognano dove nessuno può sentirle. L’impresa da compiere è dunque quella di incoraggiare il loro inebriante canto, così che possa sgorgare fuori dal silenzio della palude infernale e risuonare vivido e forte fin sulla Terra, come un soffio di utopia in mezzo allo smarrimento.